
10 Gen Come un mosaico – Convegno nazionale 2021
Un aspetto poco evidenziato ed approfondito del discorso vocazionale riguarda la sua dimensione comunitaria ed ecclesiale. La vocazione, infatti, non è mai soltanto mia ma è sempre anche nostra: la vita è sempre spesa insieme a qualcuno. E questo è un elemento essenziale di ogni vocazione nella Chiesa.
La pandemia ha fatto emergere una consapevolezza, sottolineata anche da papa Francesco nel momento di preghiera del 27 marzo 2020: «Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca». In questo tempo diventa urgente riflettere, pensare, contemplare il legame come elemento essenziale della nostra persona. Che la vita e la storia sono intessute in un intreccio di relazioni, che ci danno la possibilità di vivere. La vocazione è la mia parte, quella che posso fare e che posso fare io soltanto, sempre insieme agli altri. È questa la consapevolezza che dal 3 al 5 gennaio 2021 ha accompagnato i partecipanti al Convegno Nazionale Vocazioni, consueto appuntamento annuale, promosso dall’Ufficio di Pastorale Vocazionale della CEI, dal tema «La santificazione è un cammino comunitario, da fare a due a due» (GE 141), tenutosi online.
Sebbene si sia avvertita la mancanza dell’incontro e del confronto con i partecipanti provenienti da tutta Italia, non è venuta meno la bellezza e la profondità dei contributi video che ci sono stati offerti nel corso dei giorni dai diversi relatori, molti dei quali hanno intrecciato testimonianze concrete della loro vita. Partendo dalla Parola di Dio, in particolare dal famoso episodio di Caino e Abele, grazie all’aiuto di don Cesare Pagazzi, ordinario di teologia, ci siamo avventurati alla scoperta della bellezza e dei rischi che abitano ogni nostra relazione fraterna. Il legame fraterno, infatti, è il più difficile che esista, perché è abitato da invidia, rivalità e, poche volte, da custodia. Nel suo intervento don Cesare ci ha consegnato una verità: il legame fraterno fa emergere la questione se crediamo o no che Dio sia capace di custodire la nostra vita. Ad ogni relazione, inoltre, seguiva un po’ di tempo in cui eravamo invitati a riflettere personalmente su delle schede di lavoro che ci venivano proposte e su contributi molto interessanti (consultabili online). Dopo questo primo contributo, Monsignor Erio Castellucci, vescovo di Modena e di Carpi, si è concentrato su quanto le relazioni dicano il cammino vocazionale di ciascuno. Significativa e profonda è stata la sua testimonianza vocazionale, raccontata in maniera semplice e genuina, da cui traspariva chiaramente che la logica del dono è vicendevole e, ancora, che il dono è un miracolo. Un lato abbastanza delicato, curato dalla relazione di padre Gaetano Piccolo, docente di filosofia, è la ricaduta che le nostre singole scelte hanno su chi ci è vicino. Padre Gaetano ha posto la sua attenzione sull’importanza del discernimento in comune, che non è dibattere, ma condividere ciò che lo Spirito ispira. Condizione necessaria, affinché avvenga tutto questo, è la preghiera. In questo modo emerge chiaramente che “divento io di fronte a un tu” e a tal proposito suor Samuela Rigon, docente di psicologia, si è soffermata sull’importanza dello sguardo in ogni cammino vocazionale: dallo sguardo di Gesù che mi trasforma, al mio sguardo che dà forma alla capacità di amare. Se si riconosce lo sguardo di Gesù, si passa dal sapere al sentirsi amati da Dio, soprattutto nel cammino della vocazione, che non finisce mai. Avere la consapevolezza di questo sguardo che fissa le fragilità di ciascuno e, fissandole, le ama e, amandole, le cura. Con il contributo di Chiara Giaccardi e Mauro Magatti, docenti di sociologia, si è concluso il ciclo di relazioni di questo Convegno vocazionale, ma in realtà sono stati tanti gli spunti e le testimonianze che ciascuno, anche durante il momento di Veglia di preghiera serale, ha avuto in dono per interrogarsi ancora una volta su questa dimensione molto importante della vocazione: la comunità.
Davide Porro
III anno c/o il Seminario regionale di Molfetta
Lorenzo De Vita
II anno c/o il Seminario regionale di Molfetta