Coraggio! Fatti amare!

Coraggio! Fatti amare!

Cosa scrivere in un “articolo sul concetto antropologico del coraggio a sfondo vocazionale”?

Beh, già parlare del coraggio di scrivere un “articolo sul concetto antropologico del coraggio a sfondo vocazionale” potrebbe essere un buon inizio, ma forse è un po’ troppo semplicistico…

Allora cosa scrivere?

Abbiamo pensato di iniziare cercando il significato di coraggio nel dizionario, tanto per darci un’idea; la parola coraggio può essere ricondotta dall’unione di due termini, cor – cuore e dal verbo habere – avere: aver cuore.

Ecco, questa definizione ci aiuta a capire di che cosa stiamo parlando, qual è il centro del discorso. Ma poi?

Dobbiamo riportarla nella quotidianità, nella vita di tutti i giorni in cui siamo chiamati ad avere coraggio! E qui ci accorgiamo subito di un particolare: il coraggio non serve a superare necessariamente momenti sfavorevoli ma circostanze in cui pensiamo di non avere la forza di affrontarle, siano situazioni positive o negative.

Ci viene in mente, ad esempio il SI coraggioso di Maria e di Giuseppe, nell’accogliere nella loro vita il figlio di Dio.

Situazione bella no! Ma che coraggio…

Ma come si fa? Proviamo a pensare a quante volte la Chiesa, come una madre premurosa, ci dice di non avere paura… a quante volte nel Vangelo lo stesso Gesù ci ricorda che Lui è con noi e che non dobbiamo temere.

Attenzione però!

Perché il concetto di coraggio e di non avere paura, può essere facilmente travisato con l’incoscienza, con l’atteggiamento di non curanza verso le cose che viviamo e verso le scelte che dobbiamo fare; il coraggio non è fare un salto nel vuoto, non è chiudere gli occhi e buttarsi affidandosi al caso, non è fare una scelta importante senza aver fatto discernimento. Il coraggio è affidarsi a Dio perché ci sentiamo amati da Lui e sappiamo che Lui vuole il nostro bene; solo in questo caso il coraggio non è incoscienza, solo in questo caso il coraggio porterà il frutto sperato, cioè la piena consapevolezza che siamo amati e che non dobbiamo avere paura.

E allora fermiamoci un attimo… pensiamo a quanto Coraggio ci serve per dire il nostro SI a Dio. Ci vengono in mente le famiglie ed i sacerdoti che abbiamo incontrato nel nostro cammino… se quegli sposi non avessero detto il loro si con coraggio non avrebbero portato frutto, se quel sacerdote non avesse avuto il coraggio di entrare in seminario, chissà quante anime non sarebbero state salvate, se in quel momento quegli sposi non avessero avuto il coraggio di accogliere quel figlio chissà quanta gioia persa… senza parlare del coraggio di farne due o tre di figli, o ancora di più.

Questa non è incoscienza, questo è coraggio, non sentirsi soli ma amati da Dio che ci sostiene, ci da forza e la consapevolezza che tutto andrà bene.

E quando la vita si presenta con sfide, difficoltà, problemi? In questo caso come faccio a sentire il coraggio che Dio mi dà amandomi? E quando arriva una malattia? Come faccio a sentirmi amato da Dio? Se accolgo la malattia come un‘occasione d’amore, se la “uso” a mio vantaggio, avrò il coraggio di affrontarla. Il coraggio vince la paura e noi lo sappiamo, perché Gesù ha vinto la morte per noi. Non vogliamo però che si pensi che sia facile, scontato, semplice, che ricevere una notizia brutta non sia doloroso da affrontare. Questo no! Nella nostra vita, nel nostro matrimonio, nella consacrazione nel cammino sacerdotale, sicuramente ci è capitato un momento in cui abbiamo dovuto fare una scelta, avere o non avere paura… essere coraggiosi o nascondersi… amare l’altro o no… tutto si può ridurre in scegliere o no la santità a cui Dio ci chiama. E’ un cammino, lungo… bello. Si inciampa, ci sono dei momenti di paura che ci paralizzano, che non ci permettono di guardare l’eternità che Dio ha pensato per noi. Il coraggio ci viene a mancare quando ci stacchiamo da Lui, quando vogliamo fare di testa nostra… quando ci scordiamo a cosa siamo chiamati… quando ci distraiamo… quando pensiamo di poter fare da soli.

Ecco allora che torna la definizione CORAGGIO = AVERE CUORE, con l’aggiunta di un piccolo particolare, che poi tanto piccolo non è: AVERE IL CUORE IN DIO! Affidarsi a Lui che ci ha creato e che ci conosce da sempre, che ci ama e che non ci lascerebbe MAI soli, come ha fatto con noi in questo “coraggioso” tentativo di scrivere questo “articolo sul concetto antropologico del coraggio a sfondo vocazionale” per chi vorrà accoglierlo.

E quindi cosa aspetti?

Coraggio… fatti amare!

Giorgia e Alessio da Roma

giorgiapallini@hotmail.com