Essere è tessere. L’arte di Maria Lai

Essere è tessere. L’arte di Maria Lai

Chi ha visto qualcuno dei libri con i fili intrecciati di Maria Lai non può certamente più pensare alla parola legame senza che gli si presenti alla mente una sua opera.

Non solo! A Maria Lai è attribuito unanimemente il primo episodio di arte relazionale in Italia.

 

Il mio legame con lei l’ho stretto attraverso un libro, il catalogo della straordinaria mostra a lei dedicata, Tenendo per mano il sole (Roma, MAXXI, 9 giugno 2019 > 12 gennaio 2020), ed una persona a cui sono legata da lunga amicizia e comunanza di interessi, che evidentemente in virtù di questo legame mi ha pensato, conoscendo benissimo il mio legame con i libri, che per mestiere, con massima fortuna per me, sono la mia quotidianità!

Ecco, ogni narrazione porta con sé il suo intreccio e questa storia è fatta di telai, fili, nastri, persone, legami.

Maria Lai nasce nel 1919 in Sardegna a Ulassai, un paese quasi sconosciuto, da lei stessa definito “isolato anche dentro un’isola”. La sperimentazione di nuovi materiali tra cui legno, filo e stoffa, avviene attorno agli anni ’70, dopo un periodo artistico in cui aveva utilizzato la tecnica grafica e pittorica. Nel 1978 realizza i primi Libri cuciti, pagine di tessuto o di carta cucite in modo da simulare una scrittura e assemblate a forma di libro.

Nel 1981 a Ulassai realizza un intervento di cui autore diventa il paese intero: Legarsi alla montagna, primo intervento di arte partecipata, un’azione ambientale attuata con la partecipazione di un gruppo di persone, non artisti tout court. Con l’aiuto degli abitanti del paese, ispirandosi ad una antica leggenda locale, lega con un nastro azzurro tutte le case alla montagna che incombe su Ulassai.

Le avevano chiesto un monumento ai caduti, lei pensa di fare qualcosa di nuovo e di creare un’opera da dedicare ai vivi. La leggenda di Ulassai che la suggestiona narrava di una bambina che, cercando riparo da un forte temporale, si rifugiò in una grotta e ne uscì attratta da un nastro celeste, salvandosi così da una terribile frana. Maria vede in quel nastro la perfetta rappresentazione dell’arte che, nonostante possa sembrare inutile ed effimera, indica una via di salvezza. Nasce così l’idea: “leghiamo con un nastro una casa all’altra del proprio vicino, come quando si ha paura e ci si stringe la mano. Questa sarà l’opera”.

L’opera però non viene subito realizzata, a causa degli attriti presenti tra alcune famiglie del paese, e Maria torna a Roma, dove vive ormai. Dopo un po’, però, un gruppo di suoi concittadini la richiama, pur con un forte scetticismo di fronte a questa operazione artistica. Avevano pensato ad un modo per ovviare agli impedimenti: il nastro celeste sarebbe passato dritto oltre le case delle famiglie che si serbavano rancore, si sarebbe fatto un nodo dove vi era serenità, un fiocco tra case amiche e, ad indicare l’amore, si sarebbe intrecciato un pane della festa. L’unico commerciante di stoffe del paese mette a disposizione le tele per ventisei chilometri di nastro e così in un’ora tutte le case si ritrovano legate, facendo materializzare un’azione collettiva dal forte impatto visivo.

Dell’anno dopo è Reperto, un progetto che ha l’obiettivo di rendere consapevoli bambini e adulti del significato di un’opera: vengono ricoperti di sabbia alcuni oggetti di uso quotidiano così che abbiano un aspetto che “ne cancella l’identità estraniandoli dal presente, unificandoli in un tempo che li ricollega con il passato e li proietta nel futuro come reperti archeologici”. Così diciotto “reperti” legano le nostre vite al futuro consegnandone alcune tracce.

A Maria Lai è stata riconosciuta la vocazione pedagogica del “tenere per mano”: nella sua visione l’arte ci aiuta a crescere, ci prende per mano, non ci lascia soli, come una maestra con i bambini impauriti prima di entrare a scuola. Così “l’uomo diventa adulto per realizzarsi oltre il proprio spazio e il proprio tempo”.

Ecco, ci realizziamo nel legame, con l’oltre da sé, in una dimensione relazionale che ci annoda talvolta in grovigli intricatissimi, nella fatica di tessere, ma con l’inaspettata splendida possibilità di “tenere per mano il sole”!

 

Silvana Campanile

Biblioteca diocesana “San Tommaso d’Aquino” – Andria