
23 Dic Lettera dal carcere – Natale 1943
Condividiamo una lettera che Dietrich Bonhoeffer scrisse ai propri genitori mentre si trovava nel carcere berlinese di Tegel.
La lettera è datata 17 dicembre 1943. Aveva 37 anni.
Sono parole che gettano una luce profetica su questo nostro presente.
Buona lettura!
Cari genitori,
non mi resta altro da fare che scrivervi già adesso una lettera per Natale. Anche se non riesco a capacitarmi di come possano decidere di lasciarmi qui fino a dopo Natale, negli ultimi 8 mesi e mezzo ho imparato a considerare verosimile proprio l’inverosimile, e ad accettare con un sacrificium intellectus il verificarsi di quelle cose che non posso cambiare […].
Soprattutto una cosa: non dovete pensare che io mi lasci abbattere da questo Natale in solitudine. Esso prenderà per sempre un suo posto particolare tra quei Natali, ciascuno con una fisionomia diversa, che ho festeggiato in Spagna, in America, in Inghilterra; negli anni che verranno voglio poter ripensare a questo giorno non con vergogna ma con un certo orgoglio. È l’unica cosa che nessuno può togliermi.
Ma il pensiero che a voi, a Maria, ai miei fratelli e agli amici non sarà risparmiato di sapermi in carcere per Natale, e che ciò getterà un’ombra sulle poche ore felici che vi sono rimaste in questo periodo, questo lo posso superare solo perché credo e so che voi non nutrirete pensieri diversi dai miei, che siamo concordi in questo atteggiamento davanti alla vicina festa di Natale; né può essere diversamente, perché tale atteggiamento fa parte dell’eredità spirituale che ho ricevuto da voi. Non c’è bisogno che vi dica quanto sia forte la nostalgia che provo per la libertà e per voi tutti. Ma voi ci avete preparato per decenni feste di Natale tanto meravigliose che il loro ricordo riconoscente è abbastanza forte da illuminare anche questo Natale buio. È in tempi come questi che si dimostra veramente che cosa significhi possedere un passato e una eredità interiore che non dipendono dal mutare dei tempi e degli eventi. La consapevolezza di essere sorretti da una tradizione spirituale che si estende nei secoli dà una salda sensazione di sicurezza davanti a qualsiasi transitoria difficoltà. Credo che chi sa di possedere siffatte riserve di forza non ha bisogno di vergognarsi nemmeno dei sentimenti più teneri, che peraltro a mio giudizio sono propri degli uomini migliori e più nobili, quando siano suscitati dal ricordo di un passato bello e ricco. Chi si tiene saldo a quei valori che mai nessun uomo può carpirgli non sarà sconfitto.
Guardando la cosa da un punto di vista cristiano, non può essere un problema particolare trascorrere un Natale nella cella di una prigione. Molti in questa casa celebreranno probabilmente un Natale più ricco di significato e più autentico di quanto non avvenga dove di questa festa non si conserva che il nome. Un prigioniero capisce meglio di chiunque altro che miseria, sofferenza, povertà, solitudine, mancanza d’aiuto e colpa hanno agli occhi di Dio un significato completamente diverso che nel giudizio degli uomini; che Dio si volge proprio verso coloro da cui gli uomini sono soliti distogliersi; che Cristo nacque in una stalla perché non aveva trovato posto nell’albergo; tutto questo per un prigioniero è veramente un lieto annuncio. Credendo questo, sa di essere inserito nella comunità dei cristiani che supera qualsiasi limite spaziale e temprale e le mura della prigione perdono la loro importanza.
Penserò molto a voi tutti, la notte santa; e vorrei che voi foste persuasi che anch’io trascorrerò dei bei momenti e non sarò abbattuto dalla tristezza. Per Maria sarà durissimo. Mi piacerebbe saperla da voi. Ma per lei sarà forse meglio restare a casa sua. Se si pensa a ciò che di orribile negli ultimi tempi è capitato a tante persone a Berlino, ci si rende conto di quante siano le cose per le quali dobbiamo ancora provare gratitudine. Sarà dappertutto un Natale molto silenzioso, e i bambini in futuro ci ripenseranno a lungo. Ma forse proprio per questo qualcuno si accorgerà per la prima volta di che cosa sia in realtà il Natale. Salutatemi molto i miei fratelli, i bambini e tutti gli amici. Dio ci protegga tutti.
Con grande gratitudine e amore.