Sono loro i re magi!

Sono loro i re magi!

La dimensione del dono può misurarsi in diversi modi: un dono moltiplica la gioia della gratuità, sottrae dalla logica dell’egocentrismo, aggiunge significato ad una relazione, divide per reciprocità un comune sentire.

È questa a mio modesto avviso la lezione del racconto breve di O. Henry, pseudonimo di William Sidney Porter (1862-1910), scrittore statunitense, famosissimo per aver portato a perfezione il “racconto breve”. Porta il suo nome l’ambito premio per la narrativa breve che si concede negli Stati Uniti agli scrittori che si cimentano in questa forma.

Il racconto da cui prendo spunto per questa riflessione si intitola Il dono dei Magi ed è contenuto nella raccolta Il Natale dei Magi edita da Einaudi a cura di Luca Scarlini (Torino 2011).

Jim e Della costituiscono una modesta famiglia di New York dalle entrate economiche ristrette. È la vigilia di Natale, Della è riuscita a mettere da parte solo 1 dollaro e 87 centesimi per comprare il regalo per il suo adorato Jim. D’altronde fare economie era sempre più difficile per una famiglia che poteva contare su 20 dollari a settimana e che doveva pagare l’affitto per un povero appartamento ammobiliato. Scossa dalla tristezza di questa situazione Della prende la decisione risoluta di vendersi i suo bellissimi capelli, capelli che avrebbero fatto invidia alla stessa Regina di Saba. Con i 20 dollari ricavati dalla vendita di quanto aveva di più caro, Della compra una bellissima catenella di platino per un orologio da tasca. Sì, perché Jim aveva un solo oggetto di valore tramandato di padre in figlio: un preziosissimo orologio da tasca. Della pensò che con la catenella il suo Jim avrebbe potuto guardare più volte l’ora con una punta di ingenuo orgoglio. Al rientro di Jim in casa lo stupore dell’uomo per la nuova acconciatura di Della fu più forte del previsto: «Ti sei tagliata i capelli!». […] «È inutile che li cerchi – disse Della. Li ho venduti ti dico… venduti, spariti. È la vigilia di Natale, tesoro. Perdonami, perché li ho sacrificati pe te. Forse i capelli che avevo in testa sono numerati, – continuò, improvvisamente dolce e seria – ma nessuno potrà mai misurare il mio amore per te».

Jim fu sopraffatto da queste dichiarazioni. Disse alla moglie di scartare il suo regalo per capire la sua reazione. Quale meraviglia provò Della quando sotto i suoi occhi vide il contenuto del regalo di Natale di Jim: un set di pettinini e fermacapelli con bordi ingioiellati riposti in guscio di tartaruga, un set che aveva a lungo adorato e agognato senza alcuna speranza dinanzi ad una vetrina di Broadway. Ora quel set era suo ma non aveva più le sue trecce! Della si riprese e subito chiese al marito di scartare il suo regalo. Fu in quel momento che Jim si lasciò cadere sul divano: per comprare il set di pettinini il povero Jim si era venduto quanto aveva di più caro. Ora Jim aveva la catenella regalata da Della ma gli mancava proprio l’orologio!

Conclude O. Henry: «Lasciatemi dire un’ultima cosa ai saggi dei nostri tempi: fra tutti coloro che fanno regali, i più saggi sono stati questi due. Voi tutti che fate e ricevete regali, questi sono i più saggi. Sono i più saggi di sempre. Sono loro i re magi».

Qual è questa saggezza? Il dono di sé.

La purezza dei sentimenti di Della e Jim ha permesso ai protagonisti di moltiplicare la gioia in virtù di uno slancio reciproco; si son privati di quanto avevano di più caro, hanno rinunciato incondizionatamente ai propri bisogni, hanno aggiunto l’ennesima prova di amore alla loro relazione, hanno condiviso l’incompletezza provocata dal loro agire confortandosi a vicenda grazie ad un legame basato sul vero dono, il dono di sé, gratuito, quotidiano, sincero.

Il finale rende questo racconto leggermente diverso dai classici racconti di natale: Il dono dei Magi non è melenso, non annovera un completo happy end, non è scontato. Così come le nostre relazioni, non sono mai scontate perché si fondano sulla dimensione del dono di noi stessi per gli altri. E questo ci provoca, perché siamo chiamati a guardare a Chi ha dato l’esempio.

Michele Sollecito