Una realtà nuova…

Una realtà nuova…

Il concetto di storia nella Bibbia ha una rilevanza centrale per il contenuto stesso dei libri della Scrittura: infatti, essi intendono presentarci la storia della salvezza, durante la quale Dio si è fatto conoscere agli uomini, ha manifestato il suo amore e ha donato loro la gioia di vivere in una relazione di amicizia e comunione eterna con lui. La storia trova il suo momento iniziale nell’atto creativo di Dio, che «in principio» (Gen 1,1) crea tutte le cose: con il suo amore creativo e la sua bontà e bellezza che si riflettono nelle creature, Dio è all’origine della storia del mondo e degli uomini. Nell’Antico Testamento possono essere ritrovate visioni diverse della storia. Il Pentateuco è incentrato attorno all’evento fondatore della storia del popolo d’Israele, la liberazione dalla schiavitù d’Egitto. Soprattutto nei libri dell’Esodo e del Deuteronomio, tre considerazioni possono essere avanzate sul nostro tema: 1) il Dio di Israele opera la sua salvezza nella storia. Egli interviene a favore del suo popolo e cammina con lui, nella tenda del convegno, per tutto il quarantennale cammino degli Israeliti nel deserto. Egli accompagna le vicende del suo popolo, con la sua provvidenza e misericordia; 2) Dio opera nella storia a vantaggio degli ultimi. Rispetto all’Egitto, una delle maggiori potenze dell’antichità, Israele era un piccolo popolo: è a questi uomini, schiavi e privi di speranza, che Dio volge il suo sguardo; 3) proprio perché luogo della rivelazione e dell’intervento salvifico di Dio, Israele è spesso esortato a fare memoria dell’evento pasquale dell’uscita dall’Egitto. Non a caso, la celebrazione della Pasqua dovrà essere per Israele un memoriale. I libri storici dell’Antico Testamento ci offrono altre chiavi di lettura sulla nozione di storia. In questi libri, in cui si narrano vicende politiche di sovrani che si succedono al trono, guerre, intrighi ed eventi cruenti, la storia assume i tratti di una maggiore «secolarità»: essa è il luogo delle decisioni e delle vicende degli uomini. Tuttavia, Dio non è escluso da questa visione. Le scelte degli uomini implicano conseguenze nel bene e nel male, secondo la fedeltà ai comandamenti divini. L’osservanza dei precetti di Dio conduce alla conquista della terra promessa prima e al possesso stabile di essa, nella prosperità e nella pace; il rifiuto di camminare secondo la volontà di Dio conduce Israele alla perdità della terra e della libertà. In ogni caso, al di là delle scelte sbagliate degli uomini, la storia resta nelle mani di Dio, che continua a guidarla verso un fine di salvezza. Grande rilevanza assume il concetto di storia nei libri profetici. Anzitutto, i profeti sono uomini scelti e inviati da Dio per intervenire sulla storia a loro contemporanea: per questo, nei loro libri, troviamo oracoli riguardanti la politica, la vita sociale e le problematiche religiose del loro tempo. Il profeta è strumento mediante cui Dio vuole intervenire nella storia con la sua parola. Oltre a questa funzione, i profeti additano spesso al popolo d’Israele la fine o, meglio, il fine della storia, quando Dio realizzerà non solo per il popolo eletto, ma per tutti i popoli, una salvezza definitiva ed eterna. Anche se, nel presente, questa salvezza sembra lontana o esclusa perché la storia è dominata dalle potenze del male, Dio promette che il male non è l’ultima parola sul corso degli eventi: a lui spetterà il verdetto finale sulla storia, che tende inesorabilmente verso questo tempo finale.

Le promesse anticotestamentarie trovano la loro realizzazione nella persona di Gesù Cristo. In tal senso egli è il centro della storia: in lui il tempio raggiunge la sua pienezza (Mc 1,15). In maniera particolare, Gesù, con il suo mistero pasquale di morte e risurrezione, diventa anche il senso ultimo della storia del mondo e degli uomini: le barriere del male e della morte, contro le quali gli interrogativi e le speranze dell’uomo si erano da sempre scontrati, sono annullate. Grazie all’opera salvifica di Cristo, la storia si apre all’eternità. Ogni credente, infatti, come ricorda spesso Paolo nelle sue lettere, vive, in virtù della sua fede, il mistero pasquale di Cristo, aprendosi alla speranza della vita eterna. Ma non solo per l’uomo è dischiusa questa prospettiva salvifica. Tutta la creazione, che ora geme e soffre i travagli del parto (Rm 8, 22), sarà trasfigurata e liberata dalla corruzione del peccato e della morte. Nella visione neotestamentaria, l’evento di Gesù Cristo ha impresso una svolta salvifica nella storia, che ora tende irrimediabilmente verso il suo compimento escatologico. Questa fine sarà caratterizzata dal ritorno del Signore Gesù (la cosiddetta «parusia») e dal giudizio di Dio, giusto e misericordioso, su tutti gli uomini (Mt 25,31-46). Lì la storia sfocerà nell’eternità, in cui non vi sarà più spazio per il peccato, la sofferenza, il male e la morte (Ap 21,3-4) e in cui quanti avranno vissuto nell’amore di Dio e dei fratelli sperimenteranno la comunione eterna con Lui. Fondato in questa prospettiva piena di speranza, ma allo stesso tempo ben radicato nel presente, il credente di ogni tempo è chiamato a vivere nella storia come il momento decisivo in cui rispondere a Dio, che lo chiama ad accogliere, nella sua storia personale, la salvezza da lui operata in Cristo.

don Francesco Filannino

Arcidiocesi di Trani – Barletta – Bisceglie